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Mitologia

Anonimo

Incerte e avvolte nel mistero restano le origini di Roio del Sangro. Alcuni storici, senza fornire prove documentarie, asseriscono che il territorio circostante il paese di Roio doveva ospitare fin dai tempi più antichi importanti insediamenti abitativi per il ritrovamento di reperti archeologici (“vasi fittili, sepolcreti in opera reticolata, figura di Marte scolpita in basso rilievo”) appartenenti al periodo romano. Nella sua lunga storia il paese venne interessato dalla presenza della cultura monastica, di cui rimane testimonianza scritta in una memoria di San Benedetto conservata nel monastero di Monte Cassino. Nel IX secolo fu saccheggiata dai Saraceni. La più antica notizia storicamente accertata sull’esistenza del borgo risale al 1309,quando compare come Rodium Cum S. Angelo, e S. Johannes de Rodi fra le decime della diocesi di Trivento; e dell’anno 1328 come clericis de Rodio. Nei secoli successivi Roio fu in dominio di molti feudatari come: Pietro Antonio Berardinelli e da questi passò, nel 1453, a Giulio Caracciolo, fondatore di Giuliopoli , del quale si conserva il sepolcro nella chiesa parrocchiale. Nel passato, il primo dato censuario conosciuto risale al 1447 quando la popolazione risultava tassata per 65 fuochi, per 83 nel 1669 e per 90 nel 1732. Sul finire del secolo XVII ascendevano a 789(Sacco, Diz. ad voc). Nel 1809 gli abitanti erano 881. Nel Plebiscito dei 1860, su 206 iscritti parteciparono al voto 158 elettori e tutti si dichiararono favorevoli all’annessione al Regno d’Italia. Nel 1861 gli abitanti salivano a 1177. Durante l’ultimo conflitto mondiale Roio del Sangro venne raso al suolo completamente. Al referendum istituzionale del 1946, 272 furono i voti per la Repubblica, 138 per la monarchia, 14 i voti non validi, 8 le schede bianche. La popolazione nel 1951 era di 678. Nel 1971 la popolazione totale del territorio raggiungeva le 556 unità: quella attiva era di 244 unità, di cui il 44,26% impiegata nell’agricoltura, il 9,02% nell’industria e il 46,72% nel terziario. Al censimento del 1981, su una popolazione totale di 321 unità, si registra una sensibile diminuzione di quella attiva scesa a 81 unità che era così ripartita: il 16,05% dedita all’agricoltura, il 33,33% all’industria e il 50,62% al terziario.

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