giovedì, Novembre 21, 2024
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Grotta dei briganti 1

Reportage di una visita alla Grotta dei Bringanti

Nell’estate 2008, spinti dalla curiosità di vedere la cosiddetta “Grotta dei Briganti”, una caverna naturale dove un tempo (periodo del brigantaggio, fine 1800) si rifugiavano i briganti delle nostre terre, abbiamo deciso (io che vi scrivo Diego Cese, Roberto Meo, Gianluca ,Paolo e Roberto Di Carlo, Giampiero) di fare alcune escursioni in montagna per verificare l’esistenza e la situazione di questa grotta di cui tanto si parlava nei tempi passati.

Infatti la grotta negli anni ’60 e ’70 era meta di molti ragazzi, ma anche adulti, che come noi erano incuriositi da questo luogo e dalle dicerie che lo accompagnavano.

In diversi si sono spinti addirittura a parecchi metri di profondità ma da 20-30 anni nessuno ci era più stato e pertanto non si conoscevano le condizioni attuali della grotta.

Le nostre prime 2 esplorazioni sono finite purtroppo in un nulla di fatto, in parte perchè male attrezzati, in larga parte però perchè conoscevamo in modo troppo approssimativo il luogo dove cercare.

Parlando in seguito con Salvatore Di Carlo e mio nonno Amedeo siamo riusciti ad avere informazioni più dettagliate sul nascondiglio dei bringanti e abbiamo deciso cosi di ritentare, non prima di esserci armati di ogni attrezzo che poteva esserci utile, dai guanti da lavoro alla falce, ai bastoni e le corde.

Siamo partiti da Roio in jeep nel pomeriggio per evitare il forte sole percorrendo una strada sterrata sulla via per Monteferrante accessibile solo ai fuoristrada che porta a metà montagna circa; da qui abbiamo fatto a piedi l’altra parte del tragitto, una salita molto ripida in mezzo ad una folta vegetazione.

Il percorso non è stato semplice e sicuramente non adatto a persone non allenate fisicamente e ben attrezzate. Il problema principale è il terreno franoso che caratterizza l’intera montagna; bisogna sempre trovare i giusti appigli prima di muoversi per non rischiare di scivolare e far franare sassi e terra.

I tafani e i numerosi rovi rallentano poi di molto la scalata.

In un ambiente cosi vasto si perde facilmente l’orientamento ed un aiuto prezioso è arrivato da Salvatore che da Roio ci guardava tramite binocolo e ci indirizzava telefonicamente.

Il panorama di cui si gode salendo è splendido e anche la vegetazione presente non è da meno.

Secondo le informazioni in nostro possesso la grotta non era altro che un insenatura naturale nella roccia della montagna utilizzata dai briganti come rifugio dopo essere stata ampliata.

Giunti in cima, ai piedi della parete rocciosa che costeggia la vetta della montagna, iniziamo a muoverci orizzontalmente ad essa alla ricerca di cavità particolari.
Ci aspettavamo di trovare un insenatura in parte o del tutto franata quindi abbiamo esaminato diverse aperture che sembravano essere delle possibili grotte crollate.

Nelle foto potete vedere alcuni punti in cui ci siamo soffermati.

La vera grotta, invece, è stata trovata da me e da Paolo facendo un esplorazione più ampia della zona; non ci aspettavamo infatti di trovarla cosi spostata rispetto al punto che ci era stato indicato, ma si sa, in mezzo al bosco si perde facilmente l’orientamento e pochi metri in mezzo alla boscaglia possono sembrare molti.

L’entrata si presenta come un apertura ovale di circa 1,5 metri nella roccia che poi va via via a diminuire.

Appena l’abbiamo vista siamo subito rimasti meravigliati perchè non ci aspettavamo certo di trovare una apertura cosi pronunciata ancora in buono stato; il terreno su cui siede infatti è a rischio frane e smottamenti ed è molto strano che sia rimasta aperta dopo tutti questi anni.

In realtà il motivo potrebbe essere (cosi abbiamo ipotizzato noi) che le radici dell’albero che c’è sopra la grotta abbiano fatto da sostegno per tutto questo tempo; dalle foto potete vedere che le radici circondano l’entrata e in alcuni punti addirittura penetrano nella roccia.

Entrando la grotta si biforca subito. Sulla sinistra si apre in uno spazio più grosso dove c’è una grosso squarcio nella roccia che si affaccia sulla vallata sottostante. Da li, al tramonto, penetra la luce del sole che illumina la roccia e crea un effetto molto suggestivo.

A destra invece la grotta continua in un tunnel molto basso, completamente buio, che tende a scendere sempre più e si può proseguire solo sdraiati proni. Qui la nostra avventura si è fermata perchè proseguire era piuttosto rischioso. La roccia sul soffito, di tipo stratificato, si staccava con la minima forza e nessuno se l’è sentita di beccarsi un bel masso in testa!

Quello che abbiamo potuto vedere con la videocamera a raggi infrarossi e illuminando con la torcia è che dopo il breve tunnel c’è un apertura ,quasi una stanza, sempre molto bassa che continua poi in un altro tunnel della stessa grandezza del precedente.

La grotta da la sensazione di essere abbastanza articolata e lunga e infatti le “voci di paese” narrano di un passaggio che attraversava tutta la montagna per sbucare fino al santuario della madonna in cima alla montagna; un altra diceria vuole che il passaggio arrivasse fino ad un “lago nero” dalle parti di Castiglione.

Sarebbe bello che qualche esperto speleologo potesse visitare il luogo per scoprire qualcosa di più e fugare ogni dubbio.

Siamo discesi dalla montagna quasi di corsa perchè il buio era alle porte, stanchi, affamati, ma contenti di aver fiinalmente trovato la Grotta dei Bringanti.

Diego Cese

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