A mia madre
Il tappeto rosa bruciato
Del campo d’erba medica
Mi entra mentre viaggio
Accende un  emozione
E stampa nella fantasia
Gli altarini del corpus domini
Il tappeto di petali d’ogni colore
Le coperte e gli arazzi che li  ornavano
E tu che andavi e venivi
Riempivi il palazzo
Che inondato di sole
Godeva del vento
Ancora fresco della tarda
Primavera
(Rocco Cavorso)
questa è la prima……..ti farò dono delle altre Figline v. d. Il cielo disegna L’irregolare incontro Tra le colline e il cielo Il riflesso del plexiglas Della pensilina mi da noia Mi da noia ‘’troppo toscano’’’ Per un abruzzese A figline v. d. Dopo un buon pasto A un tocco e mezzo di dicembre Con un sole di settembre Un prato verde di marzo Struttura in legno per giochi Macchine che escono dal nulla Con occhi accesi Svaniscono In un indicazione stradale |
Rocco, è tua la poesia?
Grazie Rocco. Voglio riservarmi qualche giorno di tempo per dare un mio parere, di alcun valore concreto. Le poesie, come qualsiasi altra espressione artistica o dei sentimenti, mi creano uno stato d’animo particolare se riesco ad “entrarci dentro” ed anche una sensazione fisica che si estrinseca con la”pelle d’oca”. Poi, onestamente e senza falsa modestia, non ho studiato storia dell’arte e, tanto meno, letteratura (se non le quattro cose che si fa a Ragioneria). Quindi le mie percezioni sono istintive, selvaggie e come tali restano. Che dirti, visitando un museo posso provare emozioni fortissime, fino alle lacrime, di fronte ad una opera di pochissimo valore artistico e restare abbastanza indifferente di fronte ad una grande opera d’arte, conclamata ed acclamata come tale. Le stesse sensazioni se ascolto musica, leggo un libro, osservo la natura che amo immensamente. Un tramonto, un’alba, un mare agitato o una barca a vela lontana, una sorgente perenne, un nido d’uccelli, un volo d’uccelli. Grazie comunque per il dono. Con affetto ed amicizia. Mimmo