Forno di Paese Â
Alba di un giorno familiare.
Sonni quieti di bambini, interrotti.
Un sordo rumore di fuoco insistente.
Un intenso odore di nafta infuocata.
                                Â
Nel forno, voci concitate di donne di Roio:
Trieste, Giuseppina, Elena, Zina
posano, a turno, le m’sell’
con il soffice impasto.
Dialoghi frettolosi e via come vento.
Le mani leggere e operose di fornaie
accarezzano le candide masse .
Poi, una calda fragranza.
Â
Mia Zia Magliaia  Â
Bella nel suo ondeggiare di passi.
Dolce nella sua semplice routine.
Ha mani decise e calde per la mungitura:
le mammelle generose si donavano a lei.
Ha mani creative nel suo mestiere.
Mia zia contadina è la magliaia del paese.
Per ore srotola i fusi di lana appena arrotolati.
E la macchina con frusciare ritmico, va.
Lei conta , misura, sposta il telaio e va.
Ha amore per un cuore e va.
Conta le ore, è sera e va
nella buia scorciatoia.
Ora, la verginità è ancora giovane.
La raccontano i suoi occhi vuoti.