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Anonimo

Annotazioni di anonimo forniteci da Leo Mastroluco che trascriviamo come da originale

Roio del Sangro,comune del Napoletano, Provincia di Abruzzo Citeorione, Circondario di Lanciano,mandamento di Villa S. Maria. Ha una superfice di ettari 1397; secondo il censimento del 1361 contava abitanti 995 maschi e 405 femmine. La sua guardia nazionale constava di una compagnia con 177 militi attivi. Gli elettori amministrativi nel 1865 erano 100 così i politici iscritti nel collegio di Gessopalena.


L’UfficioPostale era a Villa S. Maria, appartiene alla diocesi di Trivento il suo torritorio si estende in colle, il suolo è fertile è coltivato con qualche deligenza, vi abbondano la vite e la quercia e l’ulivo e non trascurabile l’allevamento del bestiame. Questo villaggio dista circa 4l km da Lanciano, la sua chiesa parrocchiale mediocre edificio e a tre navate, di stile romanico-barocco, di patronato comunale e di libera collazione; sulla sua torre quadrata e tozza è sospesa una campana rara e di gran pregio per la sua antichità. All’ingresso del paese sorge una fontana ricca di acqua fresca e salubre. Vicino all’abitato si manifesta una eco meravigliosa che ripete un endecasillabo. Per la beneficenza vi sono due cappelle ed una congregazione di carità, la quale da la rendita di L. 296 per spese di culto ed elemosina ai poveri inoltre un monte frumentario per somministrazione di grano in ettolitri 287. All’istruzione si provvede con scuole pubbliche elementari maschi­li e femminili, frequentate da circa 50 allieve. Circa l’origine di questo villaggio si vuole dalla tradizione che sorgesse nella valle dei paghi e propriamente la dove ora ai svolge tortuoso il torrente che ha il nome Paganiello; in una pianura ove di presente germogliano la vite o la quercia, era l’umile cittadella dal nome Vigenne. I vasi fittili,i sepolcreti il muro reticolato,la figura scolpita di grezza pietra a bassorilievo la quale rappresenta Marte, cui era colà consacrato un tempio “anum Martis”, sono tutti titoli che ne provano la verità dell’esistenza di Vícenne. Nelle invasioni dei seraceni cotesta cittadella Vicenne fu distruttà e gli abitanti che poterono salvarsi dal furore dei barbari, parte si riunirono poco lungi, formando la località “Casette”; parte si raggrupparono qui in ROVO (R0J0),come si legge sul piedistallo di pietra del 1595, sito ancor oggi nella Chiesa Parrocchiale, dove prima eravi l’ospedale dei convalescenti di detta città; parte ancora in luogo poco lontano formando il paese di Monte Sant’Agelo e parte formando la località che prese il nome di Roitello, derivato da ROVO ora Roio. Che qui vi fosse un ospedale è provato dalle rendite annessegli, le quali passarono sotto dominio dell’ordine dei cavalieri delle due Sicilie e quindi del Comune attuale ( Gli abitanti di Roitello, ad epoca imprecisata, assaliti dalle formiche si trasferirono nei pressi di Monte Sant’Angelo, formando il luogo di casette. L’anno dell’era volgare 1573 il paese di Monte Sant’Agelo fu decimato dalla peste e i 374 abitanti si trasferirono in Roio.) Che Roio fosse un paese antichissimo basta la testimonianza di San Benedetto che vissuto nel 500 lasciò in Montecassino notizia di Roio (vedi Italia Sacra dell’ Ughelli, tomo VI, Col. 676. Sotto gli imperatori di Germania non si hanno altre notizie delle sorti di questo paese, tranne che caduto sotto il regime feudale, fu posseduto da certo Ciampa di Serracapriola e poi dal Barone Pietrantonio Berardinelli, che con istrumento del 5/8/1543 dal notaio Merola di Torricella lo vendè a Giulio Caracciolo, fondatore di Giuliopoli, morto in Roi del Sangro e seppellito in questa Chiesa Parrocchiale, a sinistra dell’ altare Maggiore. Il sopradetto piccolo villaggio casette nel 1521 venne decimato dalla peste ed i suoi 374 abitanti accasaronsi in Roio. Roio fu Patria nel medio evo di Domenico Pellegrini, che teneva cattedra di Scienze in Corfù.


 Un certo N. F. Faraglia strong>ne “I miei studi storici delle cose abruzzesi” pubblicato da Carabba Editore a Lanciano nel 1893 nella pagina 243 scrive Podium cum Rogitello tra Civitas Burrelli e Casale Piano (situato sulla montagna di Royo).

Nunzio Federigo Faraglia (Pescocostanzo, 1841 – Sulmona, 1920) è stato un abate, storico e filologo italiano. Si distinse per la sua attività di archivista e paleografo e per importanti studi compiuti, in particolare, sulla storia del Regno di Napoli e sull’Abruzzo medievale. I suoi lavori erano intessuti di rigore filologico e caratterizzati da un’indagine, sia in chiave storico-economica che storico-sociale, che non escludeva anche un’analisi coreografica, come nel caso del Saggio di corografia abruzzese medioevale, nel quale individua, a seconda delle diverse epoche, i confini dei gastallati, delle contee e delle diocesi abruzzesi, soffermandosi anche sulla controversa origine del nome territoriale Aprutium. A lui si deve, in particolare, il ritrovamento, la raccolta e la pubblicazione del Codice diplomatico sulmonese. Tuttavia, si impose all’attenzione della storiografia e dell’erudizione meridionale anche per altri importanti studi, tuttora frequentemente citati, quali quelli su Ettore Fieramosca e la disfida di Barletta, sulla storia dei prezzi a Napoli (1131-1860), così come sulla storia dei comuni dell’Italia meridionale (1100-1806). Quest’ultima ricerca fu premiata dall’Accademia Pontaniana, che ne deliberò la pubblicazione. La giuria era allora presieduta dallo storico Bartolommeo Capasso, del quale proprio l’erudito abruzzese terrà la commemorazione nella tornata del 14 agosto 1900 della stessa Accademia. Amico di Benedetto Croce, condivise con il filosofo gli impegni di ricerca confluiti in numerosi saggi pubblicati sui periodici Napoli nobilissima e Archivio storico per le provincie napoletane. Faraglia fu anche responsabile del Grande Archivio di Stato di Napoli.

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