Ricordi di una Vita
Racconti di Cese Amedeo raccolti dal figlio Nicolino
Racconti di Cese Amedeo raccolti dal figlio Nicolino
mio fratello Amerigo che mi aveva preceduto già da qualche anno; presi servizio presso la famiglia di Di Carlo Pasqualino e zà Rosetta.
L’abitazione di Pasqualino era sotto quella di Nicola Colafrusciut, fui alloggiato nella casa di fronte (quella attuale di Ornella Ara Ara) lo stipendio mensile era di Lire 100 oltre il vitto e l’alloggio, somma che alla fine del mese Pasqualino mi versava su un libretto postale. Durante il giorno bisognava accudire le pecore portandole al pascolo e provvedere ad altre mansioni tipo il taglio e la raccolta del foraggio. Il pranzo in genere era preparato da zà Rosetta e consisteva di solito in pane con companatico di formaggio o salsicce, a volte una frittata. La sera invece la cena era più sostanziosa, tagliariell e fasciuol, pasta e fasciuol, pasta e patate, di carne neanche l’ombra. Durante l’inverno dopo la cena spesso per arrotondare lo stipendio s’impagliavano le sedie, mentre nel periodo estivo bisognava condurre i cavalli al pascolo, durante la notte ci si addormentava per terra sulle pelli ( di pecora o mucca ) fino al mattino. Nel mese di maggio le pecore venivano condotte a “lu Pulaj” dove veniva fatto loro il bagno (le pecore venivano condotte dentro un “chiatron “ d’acqua dove per essere sicuri che la lana fosse pulita venivano fatte immergere per tre volte, bastava buttarne una che le altre la seguivano. Tre giorni dopo quando la lana era asciutta, venivano tosate e la lana ricavata veniva messa nei sacchi per poi essere venduta a Castiglione o ad Agnone quando c’era la fiera. Le pecore iniziavano a partorire durante il mese di aprile e gli agnelli maschi venivano venduti verso fine maggio le femmine invece, che dovevano essere allevate, venivano prima separate dalle mamme e poi condotte al pascolo. Le mamme potevano a questo punto essere munte per farne il formaggio (da giugno a settembre). Il 10 di novembre, i montoni venivano portati tra le pecore dopo, le pecore vecchie venivano vendute e sostituite con le giovani. Durante l’autunno, dal mese di ottobre, le pecore gravide restavano a Roio dentro le stalle dove avrebbero poi partorito mentre quelle sterili ed i montoni venivano trasferite alle vigne, durante il giorno venivano pascolate mentre la notte venivano rimesse dentro le casette (piccole abitazioni in pietra che in quel periodo erano state edificate in quasi tutti i poderi ), qui’ anche noi dormivamo su giacigli fatti di bastoni e canne. Durante la notte si andava nelle vigne dei possidenti di Villa S. Maria per prendere qualche grappolo d’uva per alleviare la fame, raramente arrivava da Roio qualche pagnotta di pane. Al mattino presto quando era ancora buio ci si trasferiva dalle vigne alla favugliett (località sulla montagna, sopra la grotta dei briganti) ed alla sera si faceva il percorso inverso. Quando la guerra era quasi al termine, i tedeschi distrussero quasi tutto, a Roio, mettevano bombe in case alterne cosi’ da distruggerle tutte, ricordo il giorno della distruzione, mi trovavo alla grotta dei briganti, era una giornata bellissima quando insieme a Flaminio assistemmo alla distruzione di quasi tutte le case di Roio. Dopo non potendo più restare a Roio per la situazione che si era venuta a creare io ed Amerigo ci trasferimmo alle Puglie ( a San Severo) dove restammo per sei mesi e questo per due anni consecutivi 1944 – 45, qui affittavamo una cascina per pascolare le pecore. Mentre andavamo incontrammo Liberato (il padre di Peppe ) che, non sapendo cosa fare si aggregò con noi, si occupò arrivati a destinazione di accudire i due buoi di Pasqualino, ricordo che durante il giorno tale era il caldo che Liberato si toglieva le scarpe e le infilava sulle corna dei buoi, la sera per raccimolare qualcosa da mangiare, Americo e Liberato andavano con accetta e sacco nei campi di finocchi , dopo i finocchi si passava alle fave, Liberato strisciava pancia in giu sui campi per non farsi vedere, questo per un mese; l’anno dopo ritornai con Amerigo e Domenico Cupplitt, la situazione era notevolvente migliorata, trovavamo facilmente cibo per mangiare. Dopo i primi anni in cui pascolavamo le pecore di proprietà di Pasqualino, io e Amerigo incominciammo a crearci un nostro gregge, successivamente Pasqualino uscì da questa attività mentre noi continuammo in proprio Nel 1944 Filippo (il figlio di Pasqualino) propose a me e Amerigo di fare una società per la conduzione di 2000 capi di pecore, Filippo avrebbe comprato le pecore e noi avremmo messo il lavoro, il ricavato sarebbe stato diviso in parti uguali, purtroppo non se ne fece niente perché non fu possibile trovare il terreno per i capannoni. Nel 1947 –48 con un po ri risparmi accumulati ed un contributo dello stato riuscii ad acquistare un locale distrutto durante la guerra di proprietà di Adele Vigilante, e cominciai a ricostruirlo, successivamente comprai un altro locale alla fundicella anch’esso distrutto durante la guerra e ne feci una seconda abitazione.
Cese Amedeo